DIETA CARNIVORA, E’ DAVVERO RIVOLUZIONARIA OPPURE CI TROVIAMO DAVANTI AL SOLITO FENOMENO DI MARKETING?
In questo articolo, parliamo della dieta carnivora dal punto di vista scientifico, analizzando sia i potenziali benefici che i rischi associati.
Questa è la dieta che sta spopolando tra tantissimi influencer americani come Andrew Tate, lo psicologo Jordan Peterson, sua figlia Mikhaila, medici come il Dr. Paul Saladino o il Dr. Shawn Baker e moltissimi altri.
Anche alcuni dei migliori atleti al mondo come George St. Pierre oppure Eddie Hall hanno provato questo approccio.
Ma è davvero così rivoluzionario oppure l’hype è ingiustificato?
Purtroppo a livello scientifico non si hanno grandi dati di efficacia perchè sono presenti pochissimi studi che vanno a indagare questo approccio ma sono conosciuti alcuni potenziali effetti collaterali che vedremo nell’articolo.
Dr. Matteo Scaringelli
Nutrizionista Sportivo
Preparatore NSCA – CSCS
La dieta carnivora è un regime alimentare che sta guadagnando molta popolarità, soprattutto negli Stati Uniti, grazie anche a personaggi famosi che la promuovono sempre di più. La dieta consiste principalmente nel consumo di carne, eliminando quasi completamente tutti gli altri alimenti, inclusi carboidrati, frutta e verdura.
La dieta carnivora non è ancora ben codificata; alcune forme sono più estreme, come la Lion Diet, che prevede solo l’utilizzo di carne e sale e altre invece sono più inclusive prevedendo il consumo di tutti gli alimenti animali. In alcune versioni si utilizzano anche alcuni alimenti vegetali come avocado, limone, cetrioli, frutti di bosco, cocco e altri tipi di frutta. Soprattutto per la presenza di diverse variazioni all’approccio è difficile tracciare precisamente delle linee guida su questa dieta.
Tra i vantaggi più pubblicizzati dai soggetti che seguono questo regime alimentare, ci sono la perdita di peso, la gestione di malattie autoimmuni e infiammatorie e il miglioramento della salute generale. Tuttavia, ci sono pochi studi scientifici che supportano queste affermazioni in modo solido.
Dal punto di vista scientifico, infatti, la dieta carnivora è poco studiata e non ci sono ancora ricerche controllate su larga scala che ne confermino i benefici o i rischi. Al momento, la letteratura che abbiamo disponibile riguarda singoli studi come case report e sondaggi preliminari che potete trovare a schermo nel video sottostante.
Se analizziamo questa dieta però possiamo osservare diversi potenziali rischi soprattutto se non vengono adottate le giuste precauzioni. Essendo una dieta chetogenica stretta in molti casi, possiamo applicare le linee guida conosciute per i rischi della dieta chetogenica.
Uno dei principali problemi è la forte riduzione di elettroliti, tra cui potassio e magnesio che può portare a crampi, aritmie e altri disturbi cardiaci. Questo calo elettrolitico è dovuto alla mancanza di carboidrati che porta a una riduzione dell’insulina. L’insulina a livello renale aiuta nel riassorbimento di sodio e questo processo permette una ritenzione maggiore di elettroliti. Molti personaggi carnivor famosi hanno reintrodotto i carboidrati attraverso la frutta per questo motivo dopo aver manifestato crampi, stanchezza e cali ormonali.
Il fulcro della dieta carnivora è il consumo di carne senza una particolare attenzione all’introduzione dei grassi alimentari; infatti, in alcuni casi si può trattare di una dieta con un ridotto apporto di quest’ultimi. In un contesto di dieta chetogenica, il consumo eccessivo di proteine senza un adeguato apporto di grassi però può portare a stanchezza, calcoli alla cistifellea e altri disturbi metabolici. E’ molto importante seguire una dieta carnivora con un alto contributo di grassi e senza un eccesso proteico, per poter mantenere una chetosi stabile.
Un altro importante rischio riguarda la maggiore predisposizione allo sviluppo di tumori gastrointestinali a causa del consumo di carne cotta ad alte temperature e quindi bruciata. Infatti, spesso i sostenitori di questo regime non fanno attenzione alla modalità di cottura della carne, consumandola spesso bruciata. È noto che le molecole chimiche che si vengono a formare durante la cottura ad alte temperature sono associate a sviluppo tumorale. Questo rischio è ridotto qualora il consumo di carne bruciata sia poco frequente e se questa viene accompagnata da verdure. Risulta quindi evidente che questa dieta sia per l’elevato consumo di carne potenzialmente bruciata sia per la mancanza di verdure è predisponente allo sviluppo tumorale secondo le conoscenze e i modelli scientifici attuali.
Un altro punto critico riguarda la sostenibilità della dieta, in quanto il consumo di grosse quantità di carne risulta essere molto costoso e per molte persone stancante e quindi potrebbe essere difficile da mantenere a lungo termine per molte persone, sia dal punto di vista economico che pratico.
In conclusione, sebbene alcune persone affermino di trarre benefici dalla dieta carnivora, mancano ancora solide prove scientifiche per supportare questi risultati. È fondamentale affrontare questo tipo di dieta con cautela e consultare un medico o un nutrizionista per valutare i potenziali rischi e benefici individuali. Tuttavia, ci sono diverse alternative come le diete low-carb e chetogeniche, ben più studiate, che possono offrire risultati simili senza i rischi e restrizioni estreme.